Prisma Engineering - Marketing Cafè

EP.004 – Un caffè con Prisma Engineering

In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con Francesco Viero di Prisma Engineering.
Un’occasione per conoscere da vicino una realtà di ingegneria multidisciplinare con 40 anni di storia, che unisce competenze tecniche, innovazione e attenzione alla sostenibilità.


Trascrizione completa

Massimo: buongiorno e bentornati a Marketing Cafè, dove nel tempo del caffè conosciamo una nuova realtà aziendale. Oggi do il benvenuto a Francesco, che ci racconta cosa fa e di cosa si occupa Prisma Engineering. Buongiorno Francesco, grazie di aver accettato l’invito e per non perdere tempo, visto che la nostra regola è domande nel tempo di un caffè, ti chiedo di cosa si occupa e di cosa ti occupi all’interno di Prisma Engineering.

Francesco: buongiorno Massimo, intanto grazie di averci invitato. Allora, io sono Francesco Viero e lavoro in Prisma Engineering, che è una società di ingegneria multidisciplinare che nasce nel 1985, abbiamo 40 anni di storia. La nostra sede è a Padova. Lavoriamo con enti pubblici e privati per realizzare strutture, progettare e realizzare strutture complesse di vario tipo, come ospedali, laboratori, ma anche edifici universitari o scolastici, impianti complessi, industriali e fino al nucleare.

Massimo: ricordo che quando ci siamo conosciuti proprio parlando della complessità del vostro ambito applicativo della progettazione, abbiamo discusso del fatto che non solo negli ultimi anni, ma in maniera continua la parte normativa e soprattutto l’attenzione al green hanno cambiato molto anche il settore della progettazione e della realizzazione di queste strutture e impianti.
Se dovessi identificare una sfida che avete percepito come un passo necessario negli ultimi anni, quale potrebbe essere?

Francesco: sicuramente tutto quello che riguarda la sostenibilità e la sicurezza, diciamo che un tempo era considerato come un valore aggiunto nei progetti. Era già qualcosa che facevamo, ma in maniera meno strutturata, il mercato lo richiedeva meno. Adesso invece è diventato un punto di partenza, se non addirittura un requisito di legge. Questo ha quindi comportato che è stato necessario introdurre nuovi modi di lavorare, nuove competenze, e quindi per esempio adesso noi abbiamo un settore che si occupa proprio di integrare tutte le varie discipline, vari professionisti che abbiamo al nostro interno o anche con organizzazioni con cui collaboriamo, proprio con un occhio alla sostenibilità e a tutte queste dinamiche.

Massimo: naturalmente, anche parlandone in maniera colloquiale come stiamo facendo, emerge quanto tecnico e competitivo sia il settore in cui operate e quanto le competenze possano essere molto verticali rispetto alla necessità di sviluppo.
Mettendo un piede nell’area marketing e vendite, in un settore così altamente tecnico, cos’è che vi aiuta a intercettare o a trovare nuove opportunità?

Francesco: il settore, come dici tu, è tecnico per antonomasia. Ci sono tanti professionisti che seguono progetti di diversa complessità. Uno dei nostri vantaggi è stato quello di seguire progetti della massima complessità. Quando parliamo della progettazione e realizzazione, per esempio, di un ospedale, di un laboratorio o di impianti dell’ambito nucleare, stiamo parlando della massima complessità di questo settore. Il nostro biglietto da visita è quello di presentarci con progetti ben eseguiti, ben progettati, che conosciamo e questo per noi è il massimo strumento di marketing.

Massimo: perciò diciamo che non vi fanno paura le sfide complesse e quelle diventano poi il vostro biglietto da visita, come dicevi tu, rispetto a nuove opportunità che possono esserci con nuovi clienti o progetti. Dato che ho nominato le sfide, se dovessimo guardare avanti, anche se oggi è difficile rispondere a “come ti vedi fra cinque anni”, nei prossimi anni qual è una sfida che secondo te vi troverete ad affrontare per poter continuare a crescere e innovare?

Francesco: sarò banale nella risposta, ma ovviamente anche per questo settore c’è un grande punto di domanda sul ruolo che occuperà l’intelligenza artificiale.
Sicuramente cambierà radicalmente il nostro settore, come tanti altri ed è una sfida che in realtà stiamo già affrontando, nel capire come sviluppare nuovi strumenti, come adattarci e come sfruttare in maniera consapevole questo strumento, che è già potente e nei prossimi anni lo sarà sempre di più.
Stiamo infatti già collaborando con l’Università di Padova per alcuni progetti nell’ambito dell’intelligenza artificiale, cercando di sviluppare nuovi strumenti che dovrebbero dare un grosso valore aggiunto in quello che facciamo.

Massimo: la capacità di integrare la nuova tecnologia con le competenze che avete già in casa, anche con il supporto dell’università.
È questa integrazione tra mondo dell’impresa e mondo accademico che è sempre rilevante.
Dato che abbiamo citato l’università, in queste settimane sono ripartite le lezioni universitarie e dunque in chiusura ti chiederei: se dovessi dare un consiglio a uno studente di ingegneria, anche del primo anno, quale consiglio espresso gli daresti?

Francesco: il consiglio è molto semplice, curare molto le basi, quindi la fisica, la matematica, anche gli argomenti più tecnici ma che in un primo momento non si appoggiano a strumenti informatici veri e propri. È una cosa che di solito si recrimina all’università “non ci fate imparare i programmi che poi effettivamente useremo” che da una parte è una critica corretta, ma dall’altra c’è sempre tempo di formarsi su questi strumenti. C’è molto meno tempo, se non zero, per costruire le basi. Quindi questo, secondo me, è molto importante. Ci metterei anche un po’ di informatica. Probabilmente conoscere Python potrebbe essere molto utile.

Massimo: per cui, facendo una metafora, prima impara a spalmare la marmellata sulla fetta biscottata, poi quando vorrai fare la torta più complessa vedrai che ti verrà più semplice, sapendo le basi di come fare.
In chiusura, magari ti chiederei per chi ci ascolta i contatti a cui trovare più informazioni su Prisma: immagino il vostro sito e magari i canali social.

Francesco: sì, siamo presenti tramite il nostro sito, ma anche sui social, soprattutto su LinkedIn.
Ci piace raccontare quello che facciamo anche attraverso questi strumenti.

Massimo: perfetto. Io ti ringrazio del tempo di questo caffè virtuale e ti auguro un buon proseguimento, e grazie per le informazioni e i consigli che ci hai dato.


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Marketing Cafè - Simona Maiocchi

EP.003 – Un caffè con Simona Maiocchi

In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con Simona Maiocchi, consulente di sviluppo organizzativo, HR temporary manager ed executive coach. Un’occasione per scoprire cosa significa davvero “fare coaching” in azienda e come il ruolo dell’HR temporary possa essere un valore strategico per le PMI che vogliono crescere, strutturarsi e sviluppare il proprio capitale umano.

Trascrizione completa dell’intervista

Massimo: buongiorno e bentornati a Marketing Caffè B2B. Oggi prendiamo un caffè con Simona, a cui do il benvenuto. Per restare nella nostra regola del “tempo di un caffè”, parto subito chiedendoti di raccontarci chi sei, di cosa ti occupi e come supporti le aziende.

Simona: buongiorno! Sono Simona Maiocchi, consulente che si occupa di sviluppo organizzativo. Le mie due principali attività riguardano il coaching e la gestione del capitale umano nelle aziende. Mi occupo di percorsi di coaching individuale o di team, oppure utilizzo il coaching come strumento per supportare le organizzazioni (profit e non profit) nella gestione e valorizzazione delle persone, che considero un vero capitale.

Massimo: quando si parla di coaching, si pensa spesso a un percorso individuale, uno a uno. Tu però lo descrivi anche come una leva organizzativa. Ci spieghi meglio questo aspetto?

Simona: certo. Il coaching è innanzitutto uno strumento di consapevolezza personale: la crescita parte sempre dal singolo. Se non cresco come individuo, non cresce nemmeno la mia azienda.
Dopo questa fase individuale, diventa utile estendere il lavoro a tutto il team: è quello che chiamo team coaching. Si tratta di percorsi di dialogo e confronto guidato all’interno dei gruppi di lavoro, per migliorare la comunicazione e orientare le dinamiche verso gli obiettivi aziendali. Se un individuo non desidera o non ha l’opportunità di crescere, non cresce il team e di conseguenza non cresce l’organizzazione.

Massimo: hai parlato di “obiettivi aziendali”, che è una parola chiave quando si dialoga con imprenditori o manager. Hai un esempio concreto di come questo approccio abbia generato risultati?

Simona: sì, un caso recente riguarda un’azienda metalmeccanica di circa 120 dipendenti. Non aveva mai avuto né percorsi di coaching interni né un ufficio HR strutturato. L’ho affiancata come temporary manager HR, attivando un percorso di coaching individuale e di gruppo per i responsabili, molti dei quali erano tecnici diventati “responsabili” senza una formazione specifica nella gestione delle persone.
Parallelamente ho avviato la startup dell’ufficio del personale, implementando policy e procedure che non esistevano: dai contratti integrativi alla gestione delle ferie e dei permessi, fino a un vero dialogo interno. Dopo circa due anni e mezzo, l’ufficio era strutturato e l’azienda ha potuto assumere una risorsa interna stabile. Il mio obiettivo era proprio quello: costruire, formare e poi lasciare autonomia.

Massimo: in effetti molte PMI non hanno un reparto HR strutturato, spesso è il titolare o l’amministrazione a occuparsi anche della gestione del personale. Quando conviene introdurre una figura esterna come un HR temporary manager?

Simona: conviene farlo quando non c’è una figura interna dedicata o quando l’attività HR è troppo frammentata, ad esempio quando formazione, sicurezza, selezione e privacy sono gestite da persone diverse senza una visione unica.
Serve anche nei momenti di cambiamento aziendale, come fusioni o riorganizzazioni, dove è necessario accompagnare le persone nella transizione e armonizzare la cultura aziendale.
Ogni cambiamento genera emozioni e resistenze: è normale, ma va gestito. Un HR esterno, con competenze trasversali e uno sguardo neutrale, può aiutare a costruire un percorso di cambiamento sostenibile.

Massimo: in chiusura, ti chiederei di lasciarci un “consiglio espresso”, come vuole la nostra regola del podcast. Da dove dovrebbe partire un imprenditore o un manager che vuole investire sul capitale umano?

Simona: il primo consiglio è non sottovalutare l’area HR: non è solo gestione di orari e ferie, ma la base su cui si costruisce l’organizzazione.
Poi, scegliere fin da subito una persona con esperienza, anche esterna, che possa strutturare i processi.
Io credo che l’obiettivo finale debba essere quello di creare una figura interna stabile, perché ogni azienda ha bisogno di un punto di riferimento umano, capace di ascoltare, mediare e accompagnare le persone nella crescita.

Massimo: perfetto. Simona, grazie per questo caffè virtuale e per gli spunti che hai condiviso. Come possono contattarti i nostri ascoltatori?

Simona: il modo più semplice è attraverso LinkedIn, cercando Simona Maiocchi. Vivo in provincia di Mantova, ma lavoro in tutta Italia e sono sempre disponibile per un confronto o per spiegare meglio il mio approccio alla gestione del capitale umano.


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Marketing cafè b2b episodio 2 SkyRoom

EP.002 – Un caffè con The SkyRoom

In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con Nicola, fondatore di The Sky Room, all’interno del podcast Marketing Caffè B2B.
Un’occasione per scoprire come una semplice esperienza personale possa trasformarsi in un progetto imprenditoriale capace di innovare il settore dell’hospitality, unendo design, natura e sostenibilità.


Trascrizione completa

Massimo: buongiorno e benvenuti a questo nuovo episodio di Marketing Caffè B2B, dove nel tempo di un caffè presentiamo una realtà aziendale. Oggi conosciamo Nicola di The SkyRoom, a cui do il benvenuto e a cui chiedo di presentarsi e raccontarci da dove nasce la sua idea.

Nicola Nardin: buongiorno a tutti, mi chiamo Nicola e sono il fondatore di The Sky Room. L’idea nasce dopo una vacanza in Marocco, durante la quale ho vissuto un’esperienza in un glamping nel deserto. È stato un momento magico, ma l’alloggio era una semplice tenda: bell’atmosfera, ma poca qualità. Tornato a casa, ho deciso di creare un alloggio immerso nella natura ma confortevole, con materiali pregiati e design unico. Così è nata The SkyRoom, una struttura in legno e vetro con tetto trasparente scorrevole, pensata per dormire sotto le stelle in totale comfort.

Massimo: quindi un’idea che nasce da un’esperienza reale e da una visione chiara: “Io questa cosa la farei diversamente“. Portare però un’idea così innovativa sul mercato non è semplice. Qual è stata la sfida più importante che avete affrontato?

Nicola: Sicuramente la parte normativa. In Trentino è stato complesso trovare una definizione: The Sky Room non è una tenda, ma nemmeno un edificio. È un modulo rimovibile sotto i 9 m², rientrante nell’edilizia libera, ma difficile da collocare nelle regole edilizie tradizionali. La prima installazione è stata fatta in Val di Fiemme, ma dopo poco il Comune ha fermato tutto. È stata una sfida, ma anche uno stimolo: ho iniziato a guardare fuori dal Trentino e oggi abbiamo installato 12 SkyRoom dal Piemonte alla Basilicata. Questo mi ha permesso di trovare realtà più aperte e ricettive verso l’innovazione turistica.

Massimo: da qui emerge una sfida doppia: spiegare il concept sia alle autorità che ai clienti. Qual è stata, da un punto di vista comunicativo o di marketing, la vostra mossa vincente?

Nicola: prima ancora del marketing, la decisione vincente è stata quella di puntare sulla qualità e su un modello di business sostenibile. Ho scelto di offrire le Sky Room in comodato d’uso alle aziende agricole o agriturismi, invece di venderle direttamente. In questo modo abbattiamo le barriere d’ingresso: il partner non deve investire subito, io garantisco manutenzione minima e mi occupo della promozione. Loro devono solo concentrarsi sull’accoglienza e sull’esperienza per gli ospiti. È una formula che valorizza entrambi e crea una crescita condivisa.

Massimo: un approccio win-win, quindi. Guardando più in generale al settore dell’hospitality e del turismo esperienziale, quali pensi siano le principali sfide dei prossimi anni?

Nicola: credo che le sfide saranno due: da un lato riuscire a entrare in nuovi mercati, anche fuori Europa, e dall’altro costruire un dialogo più aperto con le istituzioni. Serve una normativa chiara per queste nuove forme di ospitalità, altrimenti restiamo in una zona grigia dove ogni Comune interpreta a modo suo.

Massimo: e per chi volesse lanciare una startup o un’idea innovativa nel turismo, quale consiglio ti senti di dare?

Nicola: il mio consiglio è creare e coltivare il proprio network. Conoscere persone del settore, anche chi è più avanti o in ruoli chiave, aiuta a capire come evolve il mercato e a trovare ispirazioni concrete. E poi provare, viaggiare, sperimentare diversi tipi di turismo per capire davvero cosa si sente proprio e in cosa si può mettere la propria passione.

Massimo: ti ringrazio per aver condiviso la tua storia e la tua visione. Dove possono trovarvi i nostri ascoltatori?

Nicola: abbiamo due siti:

  • il portale B2B per i partner è www.theskyroom.it
  • il sito per chi vuole prenotare un soggiorno è www.theskyroom.eu
    Siamo anche su Instagram come @theskyroom.official e su TikTok come @the.skyroom.

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Marketing cafè B2B Episodio 1 - IFIN Sistemi

EP.001 – Un caffè con IFIN Sistemi srl

In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con IFIN Sistemi all’interno del podcast Marketing Caffè B2B. Un’occasione per scoprire come l’’’azienda supporta imprese e pubbliche amministrazioni nella trasformazione digitale, affrontando sfide normative, innovazione tecnologica e nuove opportunità per il futuro.


Trascrizione completa

Massimo: buongiorno a tutti, benvenuti a questo primo episodio di Marketing Caffè B2B, dove nel tempo di un caffè scopriamo una realtà aziendale.
Oggi do il benvenuto a Giovanni e per rispettare la nostra regola “intervista nel tempo di un caffè”, vado subito con la prima domanda.
Chiedo a Giovanni di presentarsi, di raccontarci cosa fa e chi è IFIN Sistemi.

Giovanni Martingano: IFIN Sistemi è una società specializzata nella gestione digitale dei documenti e dei processi. Supportiamo le aziende e le pubbliche amministrazioni nel passaggio dalla carta al digitale con soluzioni che semplificano il lavoro quotidiano, garantiscono la conformità normativa e migliorano l’efficienza.
In pratica rendiamo più sicuro, veloce e sostenibile tutto ciò che riguarda l’informazione nell’ambito dell’azienda.

Massimo: in questo settore, soprattutto rispetto a questi servizi, per esperienza a me risulta che le aziende solitamente attivano i servizi di IFIN Sistemi o comunque quel mondo di servizi quando sono obbligate o quando c’è effettivamente una normativa stringente su quell’ambito.
Cosa che in realtà crea più problemi alle aziende che altro, perché non fanno quello che dovrebbero fare per essere efficienti.
Qual è stata negli ultimi anni una sfida che vi ha coinvolti e che vi ha visti al fianco delle aziende rispetto a normative o obblighi di legge?

Giovanni Martingano: la compliance normativa in qualche modo ci ha spinto a innovare. Noi abbiamo trasformato regole rigide in servizi cloud che siano quanto più possibile intuitivi ed integrati.
Negli ultimi anni la spinta normativa, pensiamo ad esempio alla fatturazione elettronica, alla conservazione a norma, alle nuove regole europee, ci ha imposto di essere veloci nell’innovazione.
La sfida più concreta è stata trasformare questi obblighi complessi in servizi semplici, accessibili per i clienti. Abbiamo investito molto in piattaforme cloud, integrazioni con i gestionali documentali, per ridurre al minimo l’impatto sui processi interni delle aziende.
Questa è stata la vera sfida tecnologica, che però devo dire abbiamo vinto.

Massimo: proprio rispetto al fatto che il vostro settore è percepito come tecnico, quasi criptico per chi non è effettivamente del settore, qual è una sorta di strategia commerciale o di marketing che vi permette di parlare la stessa lingua delle aziende?

Giovanni Martingano: la chiave è parlare di valore, non di norme. Efficienza, risparmio, nuove opportunità per i clienti. In un settore molto percepito come tecnico, la nostra strategia vincente è stata proprio quella di tradurre la complessità normativa in valore concreto per i clienti.
Quindi non parliamo solo di regole, ma di efficienza, riduzione dei costi, nuove opportunità di business.
Questo approccio consulenziale ci ha permesso di differenziarci e conquistare la fiducia sia di grandi player che di piccole e medie aziende.

Massimo: dopo questi passi quasi “necessari”, parlavamo prima della fatturazione elettronica o del grande cambiamento legato al GDPR e alla conservazione dei dati, oggi, in chiusura 2025 con un occhio al 2026, qual è la sfida che secondo voi le imprese si trovano ad affrontare rispetto alla gestione dei dati e dei documenti?

Giovanni Martingano: oggi la sfida, anche alla luce del quadro geopolitico complesso, è quella di gestire i dati in modo sicuro e conforme, in un contesto di cyber risk e regole che cambiano di continuo.
La gestione sicura e conforme dei dati avviene in un contesto sempre più frammentato. Le imprese devono affrontare rischi informatici, normative che cambiano rapidamente (pensiamo al regolamento NIS 2) e la necessità di garantire continuità operativa.
La partita si gioca su tre fronti: sicurezza, compliance e soprattutto usabilità delle soluzioni.

Massimo: guardando in generale alla digitalizzazione dei processi e al grande valore che porta alle imprese, soprattutto alle PMI ma non solo, quale potrebbe essere un consiglio da dare alle aziende per un percorso di digitalizzazione che sia davvero efficace?

Giovanni Martingano: il mio consiglio per chi affronta un processo di digitalizzazione è di iniziare in piccolo, ma con una visione chiara. Partire da un progetto pilota, misurare i risultati e poi scalare.
Serve una visione strategica: non si tratta solo di comprare software, ma di ripensare i processi. Bisogna coinvolgere le persone, affidarsi a partner competenti e puntare su soluzioni scalabili. Meglio affrontare il processo un passo alla volta.

Massimo: in chiusura, dato che abbiamo detto “il tempo di un caffè”, come contattare IFIN Sistemi?

Giovanni Martingano: IFIN Sistemi è un’azienda che opera in tutta Italia. Siamo a Padova, ma presenti in tutto il Paese. Il modo più semplice è andare sul nostro sito web e cliccare la pagina Contatti.


Se l’intervista ti è piaciuta e vuoi continuare a scoprire altre storie e strategie dal mondo delle PMI italiane, iscriviti alla mia newsletter su LinkedIn Marketing Caffè B2B. Troverai nuove interviste, spunti pratici e idee da mettere subito in azione.

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