intervento maikers Massimo Gobbo

EP.005 – Il mio caffè per l’evento Maikers

In questo articolo trovi la trascrizione completa dello speech tenuto all’interno dell’evento “Bella l’AI, ma come la uso nel mio business” organizzato dalla community di Maikers.
Un intervento che parte da un caso reale di innovazione in azienda: l’agente AI EMMA, per riflettere su come connettere i processi, valutare il costo-opportunità e costruire percorsi di ottimizzazione sostenibili e misurabili.


Trascrizione completa

Moderatore: partiamo con il secondo caso studio. Massimo Gobbo, consulente marketing strategico, ci parladi un caso reale. Iniziamo a vedere casi studio pratici.


Massimo: grazie, grazie. Buonasera a tutti, buon pomeriggio. Io parto con ringraziare prima di tutto chi mi ha preceduto perché per due motivi fondamentalmente.

Il primo è che quando si corre una staffetta e idealmente stiamo un po’ facendo questa staffetta, il primo che parte, i primi 100 metri, non sono mai nella Gazzetta dello Sport il giorno dopo, perché non c’è mai la foto di quello che parte. Però, se quello che parte male o inciampa o perde il testimone, mi sa che anche quelli che arrivano dopo fanno fatica ad andare a medaglia. Ritengo che i 100 metri con cui abbiamo iniziato questa corsa siano 100 metri sicuramente con un intertempo molto buono e che ci lasciano anche molti spunti.

Per questo io parto proprio da uno degli ultimi elementi che Alessandro ha condiviso: prima di costruire le grandi piramidi dell’IA all’interno dell’azienda, selezionate un progetto che possa essere anche piccolo, selezionate il processo da ottimizzare, selezionate lo strumento o gli strumenti da utilizzare e iniziate da lì, iterate, cominciate a migliorare il processo.

Perché? Perché cos’è che succede in realtà in molte realtà, anche medio-grandi e anche in quelle piccole?
Che imprenditrici e imprenditori il venerdì pomeriggio vanno a un evento sull’intelligenza artificiale.
Il sabato mattina l’imprenditore o l’imprenditrice è in ufficio ed è lì che ci pensa.
La domenica pomeriggio è sul cellulare a cercare informazioni.
Il lunedì mattina aspetta di chiamare quello che gli gestisce il server, quello che ha rifatto il CRM, l’amico “esperto di queste robe qua”. Solo che dopo tutte queste serie di telefonate e di riunioni, quello che succede è che il progetto che salta fuori è questo:


Sia C un disco di raggio R iscritto alla base di un parallelepipedo rettangolo di dimensioni L × L × H, di cui L è uguale a 2R“. E cosa vogliamo fare di tutta questa roba qua? Beh, vogliamo “creare un automatismo per verificare la continuità tra la disposizione radiale dei settori e l’ortogonalità strutturale della scatola che contiene il nostro disco.”

Quando un imprenditore, ma anche un singolo professionista, arriva a questa descrizione, dice:
Bene, l’intelligenza artificiale che la faccia la mega-ditta da 5.000 dipendenti. Noi questa roba qua, se ci mettiamo a farla, ci lasciamo le penne.

Il punto è che tutta questa descrizione in realtà parlava di una pizza all’interno del suo cartone, un disco diviso in triangoli dentro un parallelepipedo. Molto spesso quello che succede è che si crea, anziché una task force che selezioni il progetto, quello che un mio ex collega definiva l’Ufficio UCAS: Ufficio Complicazione Affari Semplici.

Ed è proprio quello che dobbiamo evitare quando si cerca di innovare o portare qualcosa di nuovo in azienda.

Su questo ho chiesto alla IA generativa del gruppo Alibaba di crearmi un proverbio cinese per rafforzare questo concetto, e lo vedete scritto:

Chi vuole coltivare la foresta pianti prima un solo seme e lasci che il vento non lo copra di foglie inutili.

Come dico lì, questa non l’ho scritta io, non l’ha scritta Confucio, non l’ha scritta chissà quale grandissimo filosofo… l’ha scritta una IA generativa. Però direi che ci ha azzeccato. Io la tengo come considerazione.


Dunque, il mio caso studio di cui vi andrò a parlare: come è stato detto in presentazione, mi occupo di strategia di marketing, di lancio di prodotti sul mercato e di crescita su mercati internazionali.

Vengo chiamato da un’azienda manifatturiera B2B veneta che produce componentistica e subfornitura meccatronica. Produce componenti sia in proprio, con un reparto produttivo interno in Veneto e all’estero, sia commercializza prodotti di altri.

Quando mi chiamano, mi chiedono tre cose:

  1. migliorare la performance commerciale del team interno;
  2. creare i presupposti per entrare in mercati europei dove non erano presenti;
  3. aumentare il numero di contatti in ingresso.

Cominciamo a ragionare con tutti i reparti: commerciale, amministrazione, produzione e logistica.

Come consulente marketing, una delle prime cose che faccio è creare una nuova campagna di lead generation, selezionare i nuovi responsabili di area nei nuovi mercati e ottimizzare tutto il processo.

Questo funziona: arrivano contatti nuovi, si spediscono campionature, si generano i primi piccoli ordini, comincia a entrare fatturato, ma presto, in una riunione di aggiornamento, emerge che tutta questa attività sta portando grande confusione a livello documentale, di magazzino e di monitoraggio.

L’’’amministrazione dice:

Io solo in un mese ho tre documenti di conto visione non chiusi, due documenti di campione per prove distruttive tornati indietro… così non andiamo da nessuna parte.

La logistica aggiunge:

Io non posso arrivare alle 6:30 di sera col commerciale che mi chiama: ‘Domani mattina quel pezzo deve essere in Finlandia, altrimenti ci fanno causa’, e io non so neanche dov’è.


Cosa immaginiamo a quel punto?
Immaginiamo di assumere Emma in azienda.
Emma diventa il collega di intelligenza artificiale all’interno del team.

Apro una parentesi: perché Emma, e perché ha quei capelli?
Tutto nasce da un aneddoto alla macchinetta del caffè con l’’’imprenditore: gli faccio vedere una foto del mio cane che ho fatto elaborare a ChatGPT. Lui dice: “Voglio provare anch’io con la mia cagnolina, che si chiama Emma.” Lui ha un maltese che si chiama Emma e viene fuori una ragazza bionda con gli occhiali. Da lì è nata “Emma”, che è poi diventata la collega virtuale dell’azienda.


Cosa fa Emma? Si integra con i processi aziendali e supporta i diversi reparti per evitare i problemi che descrivevo prima. L’amministrazione ha detto una frase chiave:

Emma ha umanizzato il gestionale.

L’azienda aveva cambiato gestionale un anno e mezzo prima, sentire dire che “Emma ha umanizzato il gestionale” ci ha quasi commossi.


Emma lavora così.
Gli agenti esterni e i commerciali interni la attivano tramite un bot su Telegram.
Compilano dei campi (codice prodotto, specifiche, ecc.).
Emma verifica se il codice è in anagrafica, risponde “ok, ricevuto, possiamo procedere” e crea un ID univoco del campione o prototipo, salvandolo in un database condiviso.

Nel frattempo, aggiorna logistica, produzione, amministrazione e commerciale che il processo è iniziato.
Poi, tramite le API del gestionale, parla con l’ERP, monitora l’avanzamento del processo produttivo o di prelievo e precompila un documento di trasporto, che viene validato dall’amministrazione.

La seconda fase è quella che fa risparmiare più tempo: quando prima i commerciali telefonavano per sapere “a che punto siamo?“, ora basta un messaggio su Telegram. Emma risponde: “È in spedizione, è in imballaggio”, ecc.

È in grado anche di recuperare i dati aggiornati del cliente e informare i reparti. Quando la produzione inserisce “prodotto pronto per la spedizione”, Emma (che sa dimensioni e peso dal gestionale) aggiorna l’amministrazione e invia l’ID del campione. Il commerciale può così avvisare il cliente (“ti arriverà fra due giorni”) e la logistica prepara la spedizione.


L’azienda ora sta lavorando per fare in modo che:

  • i DDT non richiedano più approvazione manuale;
  • Emma prenoti automaticamente il corriere;
  • Emma diventi anche interfaccia con il cliente (tracking, documenti, stato spedizione).

Questo genera risposte automatiche, meno conflitti e meno errori documentali, con un risparmio di tempo enorme.


Il titolare ha voluto calcolare tutto: quanto tempo si risparmia, quante chiamate evitate, quante interruzioni ridotte. Ha definito “La settimana d’oro di Emma” quella in cui l’azienda ha risparmiato complessivamente 12 ore di lavoro. Non tutte le settimane sono così, ma il dato è comunque notevole.

Nota importante: non è gratis. Gran parte delle interrogazioni e integrazioni non sono comandi gratuiti e l’ufficio IT interno ha dovuto lavorarci molto. Il costo-opportunità del progetto sta in piedi, ma non va affrontato pensando che “tanto l’AI è gratis”, perché non lo è.


Domande dal pubblico

Domanda dal pubblico: Emma è stata sviluppata da reparti già presenti in azienda o avete dovuto assumere qualcuno?

Massimo: sì, è stata sviluppata internamente.

Domanda dal pubblico: si può dire che tech avete utilizzato per questo progetto?

Massimo: per la primissima versione di Emma hanno utilizzato n8n per comandare tutto il resto.
Poi, vista la validità del flusso, hanno codificato la parte interna. Integrazione con l’ERP, uso di LLM per ragionare, inizialmente appoggiata su ChatGPT open, e ora stanno testando soluzioni per gestire le lingue straniere, perché Emma dovrà rispondere anche ai clienti esteri.

Domanda dal pubblico: usando un LLM, come avete gestito le allucinazioni e gli errori di risposta?

Massimo: è proprio per questo che la documentazione, anche se precompilata, viene sempre controllata manualmente. All’inizio gli errori erano tanti, poi si sono ridotti quasi a zero. È un po’ come quando usavamo Excel le prime volte: non sbaglia, ma se sbagli tu, ti restituisce una data del 1970! Oggi siamo nell’ordine di pochissimi errori.

Domanda dal pubblico: Emma è nata come progetto pianificato o come esigenza?

Massimo: in realtà è nata come esigenza, non come progetto pianificato. L’azienda aveva già provato in passato ad assegnare quel ruolo a persone interne, prima all’amministrazione, poi al commerciale, ma non aveva funzionato. Quando l’azienda è cresciuta all’estero, la prima idea è stata “prendiamo una stagista per il backoffice”. Il rischio era creare un altro collo di bottiglia. Così è nata Emma: per automatizzare senza aggiungere burocrazia e per tenere traccia delle informazioni in modo oggettivo.


Se l’intervento ti è piaciuto e vuoi continuare a scoprire altre storie e strategie dal mondo delle PMI italiane, iscriviti alla mia newsletter su LinkedIn Marketing Cafè B2B. Troverai nuove interviste, spunti pratici e idee da mettere subito in azione.

Iscriviti su LinkedIn
Prisma Engineering - Marketing Cafè

EP.004 – Un caffè con Prisma Engineering

In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con Francesco Viero di Prisma Engineering.
Un’occasione per conoscere da vicino una realtà di ingegneria multidisciplinare con 40 anni di storia, che unisce competenze tecniche, innovazione e attenzione alla sostenibilità.


Trascrizione completa

Massimo: buongiorno e bentornati a Marketing Cafè, dove nel tempo del caffè conosciamo una nuova realtà aziendale. Oggi do il benvenuto a Francesco, che ci racconta cosa fa e di cosa si occupa Prisma Engineering. Buongiorno Francesco, grazie di aver accettato l’invito e per non perdere tempo, visto che la nostra regola è domande nel tempo di un caffè, ti chiedo di cosa si occupa e di cosa ti occupi all’interno di Prisma Engineering.

Francesco: buongiorno Massimo, intanto grazie di averci invitato. Allora, io sono Francesco Viero e lavoro in Prisma Engineering, che è una società di ingegneria multidisciplinare che nasce nel 1985, abbiamo 40 anni di storia. La nostra sede è a Padova. Lavoriamo con enti pubblici e privati per realizzare strutture, progettare e realizzare strutture complesse di vario tipo, come ospedali, laboratori, ma anche edifici universitari o scolastici, impianti complessi, industriali e fino al nucleare.

Massimo: ricordo che quando ci siamo conosciuti proprio parlando della complessità del vostro ambito applicativo della progettazione, abbiamo discusso del fatto che non solo negli ultimi anni, ma in maniera continua la parte normativa e soprattutto l’attenzione al green hanno cambiato molto anche il settore della progettazione e della realizzazione di queste strutture e impianti.
Se dovessi identificare una sfida che avete percepito come un passo necessario negli ultimi anni, quale potrebbe essere?

Francesco: sicuramente tutto quello che riguarda la sostenibilità e la sicurezza, diciamo che un tempo era considerato come un valore aggiunto nei progetti. Era già qualcosa che facevamo, ma in maniera meno strutturata, il mercato lo richiedeva meno. Adesso invece è diventato un punto di partenza, se non addirittura un requisito di legge. Questo ha quindi comportato che è stato necessario introdurre nuovi modi di lavorare, nuove competenze, e quindi per esempio adesso noi abbiamo un settore che si occupa proprio di integrare tutte le varie discipline, vari professionisti che abbiamo al nostro interno o anche con organizzazioni con cui collaboriamo, proprio con un occhio alla sostenibilità e a tutte queste dinamiche.

Massimo: naturalmente, anche parlandone in maniera colloquiale come stiamo facendo, emerge quanto tecnico e competitivo sia il settore in cui operate e quanto le competenze possano essere molto verticali rispetto alla necessità di sviluppo.
Mettendo un piede nell’area marketing e vendite, in un settore così altamente tecnico, cos’è che vi aiuta a intercettare o a trovare nuove opportunità?

Francesco: il settore, come dici tu, è tecnico per antonomasia. Ci sono tanti professionisti che seguono progetti di diversa complessità. Uno dei nostri vantaggi è stato quello di seguire progetti della massima complessità. Quando parliamo della progettazione e realizzazione, per esempio, di un ospedale, di un laboratorio o di impianti dell’ambito nucleare, stiamo parlando della massima complessità di questo settore. Il nostro biglietto da visita è quello di presentarci con progetti ben eseguiti, ben progettati, che conosciamo e questo per noi è il massimo strumento di marketing.

Massimo: perciò diciamo che non vi fanno paura le sfide complesse e quelle diventano poi il vostro biglietto da visita, come dicevi tu, rispetto a nuove opportunità che possono esserci con nuovi clienti o progetti. Dato che ho nominato le sfide, se dovessimo guardare avanti, anche se oggi è difficile rispondere a “come ti vedi fra cinque anni”, nei prossimi anni qual è una sfida che secondo te vi troverete ad affrontare per poter continuare a crescere e innovare?

Francesco: sarò banale nella risposta, ma ovviamente anche per questo settore c’è un grande punto di domanda sul ruolo che occuperà l’intelligenza artificiale.
Sicuramente cambierà radicalmente il nostro settore, come tanti altri ed è una sfida che in realtà stiamo già affrontando, nel capire come sviluppare nuovi strumenti, come adattarci e come sfruttare in maniera consapevole questo strumento, che è già potente e nei prossimi anni lo sarà sempre di più.
Stiamo infatti già collaborando con l’Università di Padova per alcuni progetti nell’ambito dell’intelligenza artificiale, cercando di sviluppare nuovi strumenti che dovrebbero dare un grosso valore aggiunto in quello che facciamo.

Massimo: la capacità di integrare la nuova tecnologia con le competenze che avete già in casa, anche con il supporto dell’università.
È questa integrazione tra mondo dell’impresa e mondo accademico che è sempre rilevante.
Dato che abbiamo citato l’università, in queste settimane sono ripartite le lezioni universitarie e dunque in chiusura ti chiederei: se dovessi dare un consiglio a uno studente di ingegneria, anche del primo anno, quale consiglio espresso gli daresti?

Francesco: il consiglio è molto semplice, curare molto le basi, quindi la fisica, la matematica, anche gli argomenti più tecnici ma che in un primo momento non si appoggiano a strumenti informatici veri e propri. È una cosa che di solito si recrimina all’università “non ci fate imparare i programmi che poi effettivamente useremo” che da una parte è una critica corretta, ma dall’altra c’è sempre tempo di formarsi su questi strumenti. C’è molto meno tempo, se non zero, per costruire le basi. Quindi questo, secondo me, è molto importante. Ci metterei anche un po’ di informatica. Probabilmente conoscere Python potrebbe essere molto utile.

Massimo: per cui, facendo una metafora, prima impara a spalmare la marmellata sulla fetta biscottata, poi quando vorrai fare la torta più complessa vedrai che ti verrà più semplice, sapendo le basi di come fare.
In chiusura, magari ti chiederei per chi ci ascolta i contatti a cui trovare più informazioni su Prisma: immagino il vostro sito e magari i canali social.

Francesco: sì, siamo presenti tramite il nostro sito, ma anche sui social, soprattutto su LinkedIn.
Ci piace raccontare quello che facciamo anche attraverso questi strumenti.

Massimo: perfetto. Io ti ringrazio del tempo di questo caffè virtuale e ti auguro un buon proseguimento, e grazie per le informazioni e i consigli che ci hai dato.


Se l’intervista ti è piaciuta e vuoi continuare a scoprire altre storie e strategie dal mondo delle PMI italiane, iscriviti alla mia newsletter su LinkedIn Marketing Cafè B2B. Troverai nuove interviste, spunti pratici e idee da mettere subito in azione.

Iscriviti su LinkedIn
Marketing Cafè - Simona Maiocchi

EP.003 – Un caffè con Simona Maiocchi

In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con Simona Maiocchi, consulente di sviluppo organizzativo, HR temporary manager ed executive coach. Un’occasione per scoprire cosa significa davvero “fare coaching” in azienda e come il ruolo dell’HR temporary possa essere un valore strategico per le PMI che vogliono crescere, strutturarsi e sviluppare il proprio capitale umano.

Trascrizione completa dell’intervista

Massimo: buongiorno e bentornati a Marketing Caffè B2B. Oggi prendiamo un caffè con Simona, a cui do il benvenuto. Per restare nella nostra regola del “tempo di un caffè”, parto subito chiedendoti di raccontarci chi sei, di cosa ti occupi e come supporti le aziende.

Simona: buongiorno! Sono Simona Maiocchi, consulente che si occupa di sviluppo organizzativo. Le mie due principali attività riguardano il coaching e la gestione del capitale umano nelle aziende. Mi occupo di percorsi di coaching individuale o di team, oppure utilizzo il coaching come strumento per supportare le organizzazioni (profit e non profit) nella gestione e valorizzazione delle persone, che considero un vero capitale.

Massimo: quando si parla di coaching, si pensa spesso a un percorso individuale, uno a uno. Tu però lo descrivi anche come una leva organizzativa. Ci spieghi meglio questo aspetto?

Simona: certo. Il coaching è innanzitutto uno strumento di consapevolezza personale: la crescita parte sempre dal singolo. Se non cresco come individuo, non cresce nemmeno la mia azienda.
Dopo questa fase individuale, diventa utile estendere il lavoro a tutto il team: è quello che chiamo team coaching. Si tratta di percorsi di dialogo e confronto guidato all’interno dei gruppi di lavoro, per migliorare la comunicazione e orientare le dinamiche verso gli obiettivi aziendali. Se un individuo non desidera o non ha l’opportunità di crescere, non cresce il team e di conseguenza non cresce l’organizzazione.

Massimo: hai parlato di “obiettivi aziendali”, che è una parola chiave quando si dialoga con imprenditori o manager. Hai un esempio concreto di come questo approccio abbia generato risultati?

Simona: sì, un caso recente riguarda un’azienda metalmeccanica di circa 120 dipendenti. Non aveva mai avuto né percorsi di coaching interni né un ufficio HR strutturato. L’ho affiancata come temporary manager HR, attivando un percorso di coaching individuale e di gruppo per i responsabili, molti dei quali erano tecnici diventati “responsabili” senza una formazione specifica nella gestione delle persone.
Parallelamente ho avviato la startup dell’ufficio del personale, implementando policy e procedure che non esistevano: dai contratti integrativi alla gestione delle ferie e dei permessi, fino a un vero dialogo interno. Dopo circa due anni e mezzo, l’ufficio era strutturato e l’azienda ha potuto assumere una risorsa interna stabile. Il mio obiettivo era proprio quello: costruire, formare e poi lasciare autonomia.

Massimo: in effetti molte PMI non hanno un reparto HR strutturato, spesso è il titolare o l’amministrazione a occuparsi anche della gestione del personale. Quando conviene introdurre una figura esterna come un HR temporary manager?

Simona: conviene farlo quando non c’è una figura interna dedicata o quando l’attività HR è troppo frammentata, ad esempio quando formazione, sicurezza, selezione e privacy sono gestite da persone diverse senza una visione unica.
Serve anche nei momenti di cambiamento aziendale, come fusioni o riorganizzazioni, dove è necessario accompagnare le persone nella transizione e armonizzare la cultura aziendale.
Ogni cambiamento genera emozioni e resistenze: è normale, ma va gestito. Un HR esterno, con competenze trasversali e uno sguardo neutrale, può aiutare a costruire un percorso di cambiamento sostenibile.

Massimo: in chiusura, ti chiederei di lasciarci un “consiglio espresso”, come vuole la nostra regola del podcast. Da dove dovrebbe partire un imprenditore o un manager che vuole investire sul capitale umano?

Simona: il primo consiglio è non sottovalutare l’area HR: non è solo gestione di orari e ferie, ma la base su cui si costruisce l’organizzazione.
Poi, scegliere fin da subito una persona con esperienza, anche esterna, che possa strutturare i processi.
Io credo che l’obiettivo finale debba essere quello di creare una figura interna stabile, perché ogni azienda ha bisogno di un punto di riferimento umano, capace di ascoltare, mediare e accompagnare le persone nella crescita.

Massimo: perfetto. Simona, grazie per questo caffè virtuale e per gli spunti che hai condiviso. Come possono contattarti i nostri ascoltatori?

Simona: il modo più semplice è attraverso LinkedIn, cercando Simona Maiocchi. Vivo in provincia di Mantova, ma lavoro in tutta Italia e sono sempre disponibile per un confronto o per spiegare meglio il mio approccio alla gestione del capitale umano.


☕ Vuoi ascoltare altre interviste?

Trovi tutti gli episodi del podcast Marketing Caffè B2B su consulenzamarketing.eu oppure iscriviti alla newsletter LinkedIn Marketing Caffè B2B per ricevere nuove interviste, storie e spunti dal mondo delle PMI italiane.

Iscriviti su LinkedIn
Marketing cafè b2b episodio 2 SkyRoom

EP.002 – Un caffè con The SkyRoom

In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con Nicola, fondatore di The Sky Room, all’interno del podcast Marketing Caffè B2B.
Un’occasione per scoprire come una semplice esperienza personale possa trasformarsi in un progetto imprenditoriale capace di innovare il settore dell’hospitality, unendo design, natura e sostenibilità.


Trascrizione completa

Massimo: buongiorno e benvenuti a questo nuovo episodio di Marketing Caffè B2B, dove nel tempo di un caffè presentiamo una realtà aziendale. Oggi conosciamo Nicola di The SkyRoom, a cui do il benvenuto e a cui chiedo di presentarsi e raccontarci da dove nasce la sua idea.

Nicola Nardin: buongiorno a tutti, mi chiamo Nicola e sono il fondatore di The Sky Room. L’idea nasce dopo una vacanza in Marocco, durante la quale ho vissuto un’esperienza in un glamping nel deserto. È stato un momento magico, ma l’alloggio era una semplice tenda: bell’atmosfera, ma poca qualità. Tornato a casa, ho deciso di creare un alloggio immerso nella natura ma confortevole, con materiali pregiati e design unico. Così è nata The SkyRoom, una struttura in legno e vetro con tetto trasparente scorrevole, pensata per dormire sotto le stelle in totale comfort.

Massimo: quindi un’idea che nasce da un’esperienza reale e da una visione chiara: “Io questa cosa la farei diversamente“. Portare però un’idea così innovativa sul mercato non è semplice. Qual è stata la sfida più importante che avete affrontato?

Nicola: Sicuramente la parte normativa. In Trentino è stato complesso trovare una definizione: The Sky Room non è una tenda, ma nemmeno un edificio. È un modulo rimovibile sotto i 9 m², rientrante nell’edilizia libera, ma difficile da collocare nelle regole edilizie tradizionali. La prima installazione è stata fatta in Val di Fiemme, ma dopo poco il Comune ha fermato tutto. È stata una sfida, ma anche uno stimolo: ho iniziato a guardare fuori dal Trentino e oggi abbiamo installato 12 SkyRoom dal Piemonte alla Basilicata. Questo mi ha permesso di trovare realtà più aperte e ricettive verso l’innovazione turistica.

Massimo: da qui emerge una sfida doppia: spiegare il concept sia alle autorità che ai clienti. Qual è stata, da un punto di vista comunicativo o di marketing, la vostra mossa vincente?

Nicola: prima ancora del marketing, la decisione vincente è stata quella di puntare sulla qualità e su un modello di business sostenibile. Ho scelto di offrire le Sky Room in comodato d’uso alle aziende agricole o agriturismi, invece di venderle direttamente. In questo modo abbattiamo le barriere d’ingresso: il partner non deve investire subito, io garantisco manutenzione minima e mi occupo della promozione. Loro devono solo concentrarsi sull’accoglienza e sull’esperienza per gli ospiti. È una formula che valorizza entrambi e crea una crescita condivisa.

Massimo: un approccio win-win, quindi. Guardando più in generale al settore dell’hospitality e del turismo esperienziale, quali pensi siano le principali sfide dei prossimi anni?

Nicola: credo che le sfide saranno due: da un lato riuscire a entrare in nuovi mercati, anche fuori Europa, e dall’altro costruire un dialogo più aperto con le istituzioni. Serve una normativa chiara per queste nuove forme di ospitalità, altrimenti restiamo in una zona grigia dove ogni Comune interpreta a modo suo.

Massimo: e per chi volesse lanciare una startup o un’idea innovativa nel turismo, quale consiglio ti senti di dare?

Nicola: il mio consiglio è creare e coltivare il proprio network. Conoscere persone del settore, anche chi è più avanti o in ruoli chiave, aiuta a capire come evolve il mercato e a trovare ispirazioni concrete. E poi provare, viaggiare, sperimentare diversi tipi di turismo per capire davvero cosa si sente proprio e in cosa si può mettere la propria passione.

Massimo: ti ringrazio per aver condiviso la tua storia e la tua visione. Dove possono trovarvi i nostri ascoltatori?

Nicola: abbiamo due siti:

  • il portale B2B per i partner è www.theskyroom.it
  • il sito per chi vuole prenotare un soggiorno è www.theskyroom.eu
    Siamo anche su Instagram come @theskyroom.official e su TikTok come @the.skyroom.

Se l’intervista ti è piaciuta e vuoi continuare a scoprire altre storie e strategie dal mondo delle PMI italiane, iscriviti alla mia newsletter su LinkedIn Marketing Caffè B2B. Troverai nuove interviste, spunti pratici e idee da mettere subito in azione.

Iscriviti su LinkedIn
Marketing cafè B2B Episodio 1 - IFIN Sistemi

EP.001 – Un caffè con IFIN Sistemi srl

In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con IFIN Sistemi all’interno del podcast Marketing Caffè B2B. Un’occasione per scoprire come l’’’azienda supporta imprese e pubbliche amministrazioni nella trasformazione digitale, affrontando sfide normative, innovazione tecnologica e nuove opportunità per il futuro.


Trascrizione completa

Massimo: buongiorno a tutti, benvenuti a questo primo episodio di Marketing Caffè B2B, dove nel tempo di un caffè scopriamo una realtà aziendale.
Oggi do il benvenuto a Giovanni e per rispettare la nostra regola “intervista nel tempo di un caffè”, vado subito con la prima domanda.
Chiedo a Giovanni di presentarsi, di raccontarci cosa fa e chi è IFIN Sistemi.

Giovanni Martingano: IFIN Sistemi è una società specializzata nella gestione digitale dei documenti e dei processi. Supportiamo le aziende e le pubbliche amministrazioni nel passaggio dalla carta al digitale con soluzioni che semplificano il lavoro quotidiano, garantiscono la conformità normativa e migliorano l’efficienza.
In pratica rendiamo più sicuro, veloce e sostenibile tutto ciò che riguarda l’informazione nell’ambito dell’azienda.

Massimo: in questo settore, soprattutto rispetto a questi servizi, per esperienza a me risulta che le aziende solitamente attivano i servizi di IFIN Sistemi o comunque quel mondo di servizi quando sono obbligate o quando c’è effettivamente una normativa stringente su quell’ambito.
Cosa che in realtà crea più problemi alle aziende che altro, perché non fanno quello che dovrebbero fare per essere efficienti.
Qual è stata negli ultimi anni una sfida che vi ha coinvolti e che vi ha visti al fianco delle aziende rispetto a normative o obblighi di legge?

Giovanni Martingano: la compliance normativa in qualche modo ci ha spinto a innovare. Noi abbiamo trasformato regole rigide in servizi cloud che siano quanto più possibile intuitivi ed integrati.
Negli ultimi anni la spinta normativa, pensiamo ad esempio alla fatturazione elettronica, alla conservazione a norma, alle nuove regole europee, ci ha imposto di essere veloci nell’innovazione.
La sfida più concreta è stata trasformare questi obblighi complessi in servizi semplici, accessibili per i clienti. Abbiamo investito molto in piattaforme cloud, integrazioni con i gestionali documentali, per ridurre al minimo l’impatto sui processi interni delle aziende.
Questa è stata la vera sfida tecnologica, che però devo dire abbiamo vinto.

Massimo: proprio rispetto al fatto che il vostro settore è percepito come tecnico, quasi criptico per chi non è effettivamente del settore, qual è una sorta di strategia commerciale o di marketing che vi permette di parlare la stessa lingua delle aziende?

Giovanni Martingano: la chiave è parlare di valore, non di norme. Efficienza, risparmio, nuove opportunità per i clienti. In un settore molto percepito come tecnico, la nostra strategia vincente è stata proprio quella di tradurre la complessità normativa in valore concreto per i clienti.
Quindi non parliamo solo di regole, ma di efficienza, riduzione dei costi, nuove opportunità di business.
Questo approccio consulenziale ci ha permesso di differenziarci e conquistare la fiducia sia di grandi player che di piccole e medie aziende.

Massimo: dopo questi passi quasi “necessari”, parlavamo prima della fatturazione elettronica o del grande cambiamento legato al GDPR e alla conservazione dei dati, oggi, in chiusura 2025 con un occhio al 2026, qual è la sfida che secondo voi le imprese si trovano ad affrontare rispetto alla gestione dei dati e dei documenti?

Giovanni Martingano: oggi la sfida, anche alla luce del quadro geopolitico complesso, è quella di gestire i dati in modo sicuro e conforme, in un contesto di cyber risk e regole che cambiano di continuo.
La gestione sicura e conforme dei dati avviene in un contesto sempre più frammentato. Le imprese devono affrontare rischi informatici, normative che cambiano rapidamente (pensiamo al regolamento NIS 2) e la necessità di garantire continuità operativa.
La partita si gioca su tre fronti: sicurezza, compliance e soprattutto usabilità delle soluzioni.

Massimo: guardando in generale alla digitalizzazione dei processi e al grande valore che porta alle imprese, soprattutto alle PMI ma non solo, quale potrebbe essere un consiglio da dare alle aziende per un percorso di digitalizzazione che sia davvero efficace?

Giovanni Martingano: il mio consiglio per chi affronta un processo di digitalizzazione è di iniziare in piccolo, ma con una visione chiara. Partire da un progetto pilota, misurare i risultati e poi scalare.
Serve una visione strategica: non si tratta solo di comprare software, ma di ripensare i processi. Bisogna coinvolgere le persone, affidarsi a partner competenti e puntare su soluzioni scalabili. Meglio affrontare il processo un passo alla volta.

Massimo: in chiusura, dato che abbiamo detto “il tempo di un caffè”, come contattare IFIN Sistemi?

Giovanni Martingano: IFIN Sistemi è un’azienda che opera in tutta Italia. Siamo a Padova, ma presenti in tutto il Paese. Il modo più semplice è andare sul nostro sito web e cliccare la pagina Contatti.


Se l’intervista ti è piaciuta e vuoi continuare a scoprire altre storie e strategie dal mondo delle PMI italiane, iscriviti alla mia newsletter su LinkedIn Marketing Caffè B2B. Troverai nuove interviste, spunti pratici e idee da mettere subito in azione.

Iscriviti su LinkedIn