In questo articolo trovi la trascrizione completa dell’intervista realizzata con Simona Maiocchi, consulente di sviluppo organizzativo, HR temporary manager ed executive coach. Un’occasione per scoprire cosa significa davvero “fare coaching” in azienda e come il ruolo dell’HR temporary possa essere un valore strategico per le PMI che vogliono crescere, strutturarsi e sviluppare il proprio capitale umano.
Trascrizione completa dell’intervista
Massimo: buongiorno e bentornati a Marketing Caffè B2B. Oggi prendiamo un caffè con Simona, a cui do il benvenuto. Per restare nella nostra regola del “tempo di un caffè”, parto subito chiedendoti di raccontarci chi sei, di cosa ti occupi e come supporti le aziende.
Simona: buongiorno! Sono Simona Maiocchi, consulente che si occupa di sviluppo organizzativo. Le mie due principali attività riguardano il coaching e la gestione del capitale umano nelle aziende. Mi occupo di percorsi di coaching individuale o di team, oppure utilizzo il coaching come strumento per supportare le organizzazioni (profit e non profit) nella gestione e valorizzazione delle persone, che considero un vero capitale.
Massimo: quando si parla di coaching, si pensa spesso a un percorso individuale, uno a uno. Tu però lo descrivi anche come una leva organizzativa. Ci spieghi meglio questo aspetto?
Simona: certo. Il coaching è innanzitutto uno strumento di consapevolezza personale: la crescita parte sempre dal singolo. Se non cresco come individuo, non cresce nemmeno la mia azienda.
Dopo questa fase individuale, diventa utile estendere il lavoro a tutto il team: è quello che chiamo team coaching. Si tratta di percorsi di dialogo e confronto guidato all’interno dei gruppi di lavoro, per migliorare la comunicazione e orientare le dinamiche verso gli obiettivi aziendali. Se un individuo non desidera o non ha l’opportunità di crescere, non cresce il team e di conseguenza non cresce l’organizzazione.
Massimo: hai parlato di “obiettivi aziendali”, che è una parola chiave quando si dialoga con imprenditori o manager. Hai un esempio concreto di come questo approccio abbia generato risultati?
Simona: sì, un caso recente riguarda un’azienda metalmeccanica di circa 120 dipendenti. Non aveva mai avuto né percorsi di coaching interni né un ufficio HR strutturato. L’ho affiancata come temporary manager HR, attivando un percorso di coaching individuale e di gruppo per i responsabili, molti dei quali erano tecnici diventati “responsabili” senza una formazione specifica nella gestione delle persone.
Parallelamente ho avviato la startup dell’ufficio del personale, implementando policy e procedure che non esistevano: dai contratti integrativi alla gestione delle ferie e dei permessi, fino a un vero dialogo interno. Dopo circa due anni e mezzo, l’ufficio era strutturato e l’azienda ha potuto assumere una risorsa interna stabile. Il mio obiettivo era proprio quello: costruire, formare e poi lasciare autonomia.
Massimo: in effetti molte PMI non hanno un reparto HR strutturato, spesso è il titolare o l’amministrazione a occuparsi anche della gestione del personale. Quando conviene introdurre una figura esterna come un HR temporary manager?
Simona: conviene farlo quando non c’è una figura interna dedicata o quando l’attività HR è troppo frammentata, ad esempio quando formazione, sicurezza, selezione e privacy sono gestite da persone diverse senza una visione unica.
Serve anche nei momenti di cambiamento aziendale, come fusioni o riorganizzazioni, dove è necessario accompagnare le persone nella transizione e armonizzare la cultura aziendale.
Ogni cambiamento genera emozioni e resistenze: è normale, ma va gestito. Un HR esterno, con competenze trasversali e uno sguardo neutrale, può aiutare a costruire un percorso di cambiamento sostenibile.
Massimo: in chiusura, ti chiederei di lasciarci un “consiglio espresso”, come vuole la nostra regola del podcast. Da dove dovrebbe partire un imprenditore o un manager che vuole investire sul capitale umano?
Simona: il primo consiglio è non sottovalutare l’area HR: non è solo gestione di orari e ferie, ma la base su cui si costruisce l’organizzazione.
Poi, scegliere fin da subito una persona con esperienza, anche esterna, che possa strutturare i processi.
Io credo che l’obiettivo finale debba essere quello di creare una figura interna stabile, perché ogni azienda ha bisogno di un punto di riferimento umano, capace di ascoltare, mediare e accompagnare le persone nella crescita.
Massimo: perfetto. Simona, grazie per questo caffè virtuale e per gli spunti che hai condiviso. Come possono contattarti i nostri ascoltatori?
Simona: il modo più semplice è attraverso LinkedIn, cercando Simona Maiocchi. Vivo in provincia di Mantova, ma lavoro in tutta Italia e sono sempre disponibile per un confronto o per spiegare meglio il mio approccio alla gestione del capitale umano.
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